Uno dei primi importanti Palazzi civili costruiti alla fine del 1500 è il Palazzo Canali, in origine della famiglia Caccia che lo volle costruire proprio sulle mura castellane e vicino al Palazzo Abbaziale sede del potere. La data del 1589 risulta dalla iscrizione posta sopra la porta d’ingresso. Comunemente viene attribuito all’architetto Jacopo Barozzi detto il Vìgnola. Il luogo scelto per la sua costruzione è ai margini del centro abitato accanto a quel complesso che ristrutturato nel 1598 doveva ospitare il nuovo monastero Agostiniano. Molto probabilmente questa costruzione, insieme ad altri palazzetti, costruiti da famiglie facoltose ai primi del 1600, rappresenta la prova di come il paese incominciasse ad estendersi anche dalla parte opposta dai primi insediamenti sorti nella zona più alta e intorno alla chiesa di S. Nicola. Al momento della sua costruzione si perdeva un bel tratto di mura castellane ed il palazzo cercava con la sua mole di sostituirle. D’altra parte, non vi era più una necessità difensiva; infatti dalla precarietà e dall’incertezza dei tempi precedenti si era passati ad un clima più sereno e disteso anche nei rapporti con i paesi vicini. Quella costruzione messa là, a sporgere oltre l’antica muraglia, doveva avere lo stesso significato di un bastione. Il palazzo si affaccia sulla Valle del Tevere con tipica impronta rinascimentale, massa di linee, stringatezza di particolari e ricerca delle proporzioni formali con un modo severo ed artisticamente freddo. Di contro la facciata interna che può appartenere ad epoca di poco posteriore con chiaro sviluppo manieristico, assume un aspetto meno imponente e più diversificato per la presenza di elementi decorativi con le lesene in pietra che spartiscono geometricamente il piano. L’aspetto generale dell’edificio è rimasto relativamente immutato dall’epoca del suo completamento, escluso il cortile interno delimitato da un muraglione con portale d’ingresso, abbattuto negli anni 60 per ricavarvi una piazza. La costruzione di questo muro era avvenuta alla metà del 1700 e fu contestata nel 1751 dall’autorità con l’apertura di una controversia tra la famìglia Caccia, autrice di lavori abusivi, scavo, apertura di porte, interruzione delle mura, e il Cardinal Colonna di Sciarra, Abate Commendatario. Così le fasi costruttive si fanno sempre più complesse nella loro ricostruzione e la stessa attribuzione del progetto iniziale al Vignola non è dimostrabile. Anzi in molti elementi non si riscontra il suo tratto; specialmente nella facciata a valle che richiama molto di più lo stile della scuola Sangallesca. Per altri aspetti, invece, soprattutto negli elementi decorativi della facciata interna, si può riscontrare la sua mano, o per Io meno quella di qualcuno che potè approfittare del suo insegnamento. La famiglia Caccia, dunque edificò questo palazzo che per i tempi doveva essere sontuoso e quindi di richiamo e di utilizzo anche per i Cardinali Abati. Nel 1759 tutto il patrimonio di questa famiglia passò in eredità al marchese Ortensio De Rossi, e più tardi ai marchesi Canali, nobili reatini che daranno il loro nome al palazzo, poi venduto alla famiglia Moscatelli. Nel 1934 sarà il Comune ad occupare questo edificio e più tardi a farne sede della comunità, con il suo acquisto avvenuto nel 1947.All’interno le sale dei due piani sono decorate ed affrescate con scene di caccia, attribuite agli Zuccari. Interessante anche un camino, al piano terra, in travertino. Non meno interessanti gli scantinati, con ambienti a volta e con l’antica cucina della famiglia Caccia. Nel palazzo viene conservata una importante pagina artistica della storia di questo paese: la famosa croce di bosso, proveniente dall’Oriente e della cui presenza in paese si ha notizia dalla fine del 1500.L’iscrizione posta sotto la base della Croce fu interpretata così: “16 Marzo 1222”. In ogni quadro, che forma la storia del Vecchio e Nuovo Testamento, si trovano brevi iscrizioni in greco antico. In tutta la croce non vi sono spazi liberi ed è tutta fregiata e decorata. Sulla sommità trovasi il Pellicano che da da mangiare ai suoi piccoli nati, le sue carni; rappresentazione di Nostro Signore nella istituzione del Sacramento dell’Eucarestia. Inserita nel complesso monastico in Piazza Cavalieri Caccia, anticamente era la cappella dell’Abate Commendatario Card. Aldobrandini, quando il detto Palazzo che lo incorporava era la sede della Comunità. Poi fu ampliata e sempre più inserita nel monastero di clausura, trasportatovi nel 1598.La chiesa ad una sola navata è dedicata alla S. Croce, come si evince dal quadro posto nell’altare maggiore rappresentante i Santi Elena che esaltala Croce , S. Agostino e Nicola, l’uno istitutore della Regola Agostiniana, l’altro titolare della chiesa nell’antico monastero. Sopra la porta d’ingresso diviso da una ferrata c’è il coro da dove le monache di clausura assistevano alle funzioni. Nel 2020, il Palazzo Caccia Canali, entra a far parte della prestigiosa “Rete delle Dimore storiche del Lazio”.
Il Palazzo di S. Croce (Monastero di clausura)
Attualmente sede della Casa Comunale, attiguo alla Chiesa, sorge il Palazzo Abbaziale. Nel tempo questo palazzo accoglie il potere civile e religioso, passando per diverse proprietà: dai monaci del Soratte ai monaci di S. Paolo, ai Cardinali Commendatari delle Tre Fontane. Ce ne danno conferma i notai e i cancellieri, quando sottoscrivendo i loro atti, dichiaravano: “actum in S.to Edisto in domibus monasterii et curiae residentiae Domini Abbatis'” 1422. Altra testimonianza tratta dall’archivio Comunale entra ancor più nel merito; 1572 “convocato il Consiglio in Palazzo S. Crucis”.Il detto edificio si collocava allora in una zona isolata del centro abitato ed aveva una sua fortificazione che ancora oggi in parte si può notare e che conserva stratificazioni diverse a testimonianza di successive ristrutturazioni. Infatti la cinta muraria è risalente al XIV sec. ed ha subito integrali restauri e trasformazioni nel 1800. Negli ambienti di questo palazzo nacque lo Statuto comunale del 1576. Il complesso ebbe nel 1554 un rinforzo difensivo con il bastione che vi fu edificato.Nel 1598 il Cardinal Aldobrandini lo consegnò, dopo averlo ristrutturato, ad un piccolo nucleo di monache Agostiniane che avevano lasciato l’antichissima primitiva sede. Così il luogo diventò un centro monastico ed ospitò le Agostiniane, poi le Orsoline e per ultime le Suore della Divina Provvidenza fondate da Don Orione.
Antico Palazzo Comunale
Prima residenza della Famiglia Caccia; posto al Centro del Paese, nella Piazza Vittorio Emanuele, un tempo Piazza della Comunità.Di questo palazzo il 24 Aprile 1616 fu acquistato il primo piano. Nel 1770 viene definitivamente completato l’acquisto dell’intero edificio e vengono affrontate alcune opere per raccordare le sue due parti. In origine il Palazzo, quindi doveva aver avuto una struttura diversa e doveva servirsi anche di una piccola corte, cioè di uno spazio non edificato ed adibito a servizi. La sua facciata principale è rivolta sulla citata piazza e presenta gli stemmi dei Cardinali Aldobrandini, Ludovisi, Panfili ai quali si deve l’attuale ristrutturazione della vecchia residenza priorale. Questi fregi ora si vedono abrasi e si vuole che siano stati così manomessi durante il periodo della dominazione francese.